Se 15 anni fa mi avessero detto che prima o poi mi sarei trovato allo stesso tavolo del mio professore di fisica del liceo, versandogli del Brunello e ascoltandolo cantare e suonare la chitarra avrei parlato di fantascienza… ebbene, a volte, la fantascienza diventa realtà.
Alla fine di luglio, alcuni vecchi compagni con i quali, fortunatamente, ho ancora degli ottimi rapporti, hanno avuto la bella idea di organizzare una cena di classe in versione estremamente ristretta, con il suddetto professore nel ruolo di “special guest”. Già, perché il rapporto di questo insegnante con la nostra classe è stato sempre speciale . Iniziò proprio nel ’92, con noi, e fummo la prima classe che portò dal primo alla maturità, quando fu anche membro interno nella commissione d’esame.
Scanzonato e lunatico, preparato ma a volte svogliato, grande esperto di musica, valido chitarrista con una buona voce, faccio fatica a ricordarlo in quella aura di autorità che in genere si riserva ai vecchi professori. Probabilmente a causa dei soli 17 anni di differenza di età non si creò mai quel muro che in genere mantiene alunni e insegnanti al proprio posto.
Ma torniando a bomba.. il tema della serata, che doveva essere “il bosone di Higgs”,è stato liquidato in cinque minuti ed è stato sostituito da una serie interminabile di mirabili esecuzioni alla chitarra (impreziosite da una voce molto versatile) di grandi classici da fine anni ’60 a metà anni ’80: Neil Young ( almeno 10 pezzi da “After the gold rush” e “Harvest”), James Taylor, Pink Floyd, Jethro Tull, Police, fino ad arrivare a delle esilaranti rivisitazioni di “Acquarello” di Toquinho e “Dieci ragazze” di Battisti. Tutto con una naturalezza tale da farlo sembrare uno della compagnia piuttosto che un insegnante.
A volte la vita ci riserva delle curiose sorprese e ci mette di fronte al fatto che, bene o male, abbiamo tutti quanti bisogni simili, un po’ come l’ “Old man” della canzone di Neil Young.