Leggenda vuole che il vero Paul McCartney sia deceduto in un incidente stradale nel 1966 e che sia stato sostituito con un sosia…ecco delle due l’una: o il sosia è molto meglio dell’originale, o a quell’ incrocio Paul fece un patto con il diavolo, come il già citato Robert Johnson, e in cambio della sua anima ricevette una longevità musicale (quasi) senza pari.
Già, perché il concerto di sabato sera a Casalecchio è stato eccezionale, assolutamente impeccabile, per quel che ricordo, persino migliore di quello ai fori imperiali nel 2003.
La scaletta è infinita, divisa tra gli indimenticabili successi scritti da lui con i Beatles e il meglio della sua carriera da solista, passando per alcune citazioni come il celebre riff di “Foxy Lady” di Hendrix, “Give peace a chance” di Lennon e “Something” di Harrison suonata all’ukulele.
Dall’inziale “Magical Mistery Tour” al conclusivo medley “Golden Slumbers”- “Carry that weight” – “The end” ( che chiude “Abbey Road” e quindi anche le incisioni in studio dei Beatles) la tensione non è scesa per un istante e ha raggiunto il culmine con la pirotecnica “Live and let die” e la scatenata “Helter Skelter” . Più pacati, ma non per questo privi di emozioni, sono stati i toni delle delicate ballate acustiche come “ Blackbird” e l’immancabile “Yesterday” alla chitarra o “Let it be “ al piano.
Non penso ci si potesse attendere di più, la genersosità della scaletta e la verve di questo gentleman di 69 anni sono andate oltre le più rosee aspettative e non credo di esagerare definendo questo evento come il concerto perfetto, e Sir. Paul McCartney come il re vivente del rock’n’roll.
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