Mi ero disabituato alle notti insonni. Non ho più la pazienza di aspettare Morfeo per ore intere, rigirandomi tra le lenzuola, ormai preferisco alzarmi e dedicarmi ad altro. Dopo un fine settimana come quello appena passato credevo che stanotte avrei dormito sereno come un bambino, ma così non è stato. Pensavo che una domenica passata a lavoricchiare e un sabato di svago totale culminato con l’incontro con un amico che non vedevo da tempo avrebbero allontanato alcuni fantasmi che mi tormentano in questi giorni.
Purtroppo i fantasmi sono tornati a farsi sentire e non ho potuto fare altro che scacciarli nell’unico modo che funziona: prendendo la chitarra acustica e suonando nel cuore della notte, al buio. Così ho passato due ore tra alcuni grandi classici blues di Bo Diddley, Muddy Waters, Big Bill Bronzy, Johnson, Jesse Fuller.. tutti quanti nella versione di Clapton nell’album Unplugged, disco che ultimamente sto rivalutando probabilmente per il fatto di avere un certo ritorno di fiamma per la chitarra acustica. Tra stecche, versi sbagliati o inventati, accordature aperte improbabili e sforzi di memoria per ricordare i fraseggi gli occhi si sono fatti gonfi e pesanti e ho potuto riposare un po’.
Ho la pessima abitudine di affrontare le questioni che mi spaventano e mi agitano solo quando sono messo alle strette, altrimenti le posticipo all’infinito. Ogni volta che utilizzo questa “tecnica” sembro ritrovare tranquillità per un po’, ma la consapevolezza che c’è un problema irrisolto da affrontare scava e scava fino a riaffiorare in superficie sotto forma di manifestazioni psicosomatiche… insonnia, colite, gastrite sono il bagaglio che la mia mediocrità mi fa portare a spasso.
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