Ho bisogno di staccare dagli aspetti del lavoro che mi opprimono, sento la necessità di dedicarmi alla mia vera passione, è una delle poche cose che mi fa sentire in pace con me stesso. Niente mi rilassa come una giornata passata a lavorare il legno, da solo, lontano da tutti, solamente io, gli attrezzi e qualche pezzo di mogano o di acero. Un lavoro vecchio quanto l’uomo, ma sempre utile e necessario.
Non ho mai indagato fino in fondo dentro me stesso per capire se questa passione sia frutto solamente del fatto che essendo figlio, nipote e pronipote di falegnami ho respirato da sempre polvere di legno e non ho sentito parlare di molto altro in famiglia, oppure se sia stata semplicemente la strada più semplice da percorrere. Sta di fatto che una volta terminato il liceo ho sentito l’irrefrenabile richiamo di questo mestiere e nonostante mi sia stato sconsigliato da tutti ogni tanto sono ancora qui a tagliare, incollare, raspare, scolpire, carteggiare e verniciare. Purtroppo per necessità “superiori” devo dedicare la maggior parte del tempo ad attività non manuali, ma forse proprio per questo le poche occasioni in cui posso dedicarmi alla falegnameria e alle sue svariate applicazioni (la liuteria, nella foto) costituiscono un rifugio protetto dalla frenesia del mondo esterno.
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