mercoledì 31 ottobre 2012

Old man

Se 15 anni fa mi avessero detto che prima o poi mi sarei trovato allo stesso tavolo del mio professore di fisica del liceo, versandogli del Brunello e ascoltandolo cantare e suonare la chitarra avrei parlato di fantascienza… ebbene, a volte, la fantascienza diventa realtà.
Alla fine di luglio, alcuni vecchi compagni con i quali, fortunatamente, ho ancora degli ottimi rapporti, hanno avuto la bella idea di organizzare una cena di classe  in versione estremamente ristretta, con il suddetto professore nel ruolo di “special guest”. Già, perché il rapporto di questo insegnante con la nostra classe è stato sempre speciale . Iniziò proprio nel ’92, con noi,  e fummo la prima classe che  portò dal primo alla maturità, quando fu anche membro interno nella commissione d’esame.
Scanzonato e lunatico, preparato ma a volte svogliato, grande esperto di musica, valido chitarrista con una buona voce, faccio fatica a ricordarlo in quella aura di autorità che in genere si riserva ai vecchi professori. Probabilmente a causa dei soli 17 anni di differenza di età non si creò mai quel muro che in genere mantiene alunni e insegnanti al proprio posto.
Ma torniando a bomba.. il tema della serata, che doveva essere “il bosone di Higgs”,è stato liquidato in cinque minuti ed è stato sostituito da una serie interminabile di mirabili esecuzioni  alla chitarra (impreziosite da una voce molto versatile) di grandi classici da fine anni ’60 a metà anni ’80: Neil Young ( almeno 10 pezzi da “After the gold rush” e “Harvest”), James Taylor, Pink Floyd, Jethro Tull, Police, fino ad arrivare a delle esilaranti rivisitazioni di “Acquarello” di Toquinho e  “Dieci ragazze” di Battisti. Tutto con una naturalezza tale da farlo sembrare uno della compagnia piuttosto che un insegnante.
A volte la vita ci riserva delle curiose sorprese e ci mette di fronte al fatto che, bene o male, abbiamo tutti quanti bisogni simili, un po’ come l’ “Old man” della canzone di Neil Young.

Old man by aftermidnight78

venerdì 18 maggio 2012


Il compleanno passato da poco mi ha portato in casa questa tavola di alder ( l’essenza usata dalla fender per realizzare la maggior parte delle stratocaster) dalla quale affiora lo spirito evanescente del buon Jimi. Prontamente appesa nell’angolo di casa dedicato allo strumento, spero che infonderà alle mie strimpellate solitarie un po’ della sua inesauribile energia.  

mercoledì 16 maggio 2012

Buone abitudini



La si paga a prezzi d’inflazione la maturità, come diceva il buon Guccini quando era al massimo dell’ispirazione. Uno dei balzelli più salati da pagare riguarda la diminuzione del tempo libero, almeno per me.
Passo settimane in attesa di avere qualche ora libera da dedicare al libero cazzeggio, mi creo tali aspettative che paradossalmente, ma puntualmente, finisco sempre per restare deluso.
Allora preferisco tornare sui sentieri sicuri, quelli di una volta e mi ritrovo a spulciare i miei vinili alla ricerca di qualcosa che possa produrre istantanea soddisfazione.
Per carità non sono un fanatico del vinile, il motivo per cui lo ritengo infinitamente più gustoso di un cd è quello che sta all’esterno e non ha molto a che fare con il suono. Non ho competenze scientifiche per risolvere la questione e sebbene ad orecchio ho sempre avuto la sensazione che uno stesso disco suoni meglio su vinile che su cd non so bene se tale impressione sia dovuta al maggior fascino dei vecchi 33 giri o ad una vera e propria superiorità dell’analogico sul digitale… comunque poco importa.
L’emozione dell’ascolto in vinile inizia molto prima che la puntina atterri fragorosamente sul supporto, quando si osserva e si tocca la copertina, quando si scruta l’interno per vedere si oltre al disco ci sono contenuti speciali, foto, dediche. Chi non ha mai passato del tempo a riconoscere i personaggio della copertina del  Sgt. Pepper's? o a fantasticare sulle strane foto di Wish you were here cercando di capirne il messaggio? Chi non ha mai giocato con la zip di “Sticky fingers” o letto gli articoli della copertina-quotidiano di “Thick as a brick”? oppure, perché no, a sbirciare le ragazze seminude della copertina di “Electric Ladyland”. Sulla confezione del cd certe cose non sono neppure immaginabili… ehh, le vecchie abitudini non tradiscono mai.

martedì 8 maggio 2012

The fool on the hill


Ho gli occhi gonfi di sonno oggi: sveglia prima dell’alba e noioso viaggio di lavoro! Ho passato tutto il giorno lontano da dove volevo essere, ho potuto farlo solo con il pensiero! Appena rientrato ho controllato un paio di lavori a cui tengo molto: sono le piccole cose che mi danno le soddisfazioni più grandi, vedere qualcosa che le mie mani riescono a trasformare in quello che voglio mi fa star bene, tanto più se ciò che sto facendo e per persone a me care.
Spesso mi capita di sentirmi dire di sfruttare le capacità per scopi più "importanti"... in quei momenti mi sento come lo scemo sulla collina.. "The fool on the hill" forse il più bel pezzo scritto da McCartney (a mio parere... e vabbè, ho un debole per lui... nella produzione Beatlesiana in genere preferisco i suoi pezzi a quelli di Lennon...) mi piace la sensibilità con cui descrive questi semplici personaggi ( un altro esempio è "Eleanor Rigby"), la trovo molto vicina alla mia.
Comunque.. mi sento come lo scemo sulla collina, tutti pensano che sia pazzo mentre lui sa che i pazzi sono gli.. tutti mi dicono di puntare più in alto, ma non è quello che voglio... preferisco godermi le mie piccole soddisfazioni piuttosto che uno stipendi più pingue, preferisco pensare che ciò che mi fa alzare la mattina sia la passione per quello che faccio piuttosto che  il denaro, preferisco considerare le persone che lavorano con me colleghi, anziché chiamarli risorse umane, preferisco pensare a uomini che sostituiscono le macchine anziché al contrario, preferisco pensare alla fantasia e l'esperienza di una persona come il patrimonio più importante di un'azienda...mmm, questo mondo mi va immensamente stretto, molto probabilmente per limiti miei, quindi, quando posso quindi mi rifugio nelle mie pazzie.. senza badare agli altri, tanto so che i pazzi sono loro :)

The fool on the hill

Day after day, alone on a hill,
The man with the foolish grin is keeping perfectly still
But nobody wants to know him,
They can see he’s just a fool
And he never gives an answer.
But the fool on the hill sees the sun going down
And the eyes in his head see the world spinning round.
Well on the way, head in a cloud,
The man of a thousand voices talking perfectly loud.
But nobody ever hears him
Or the sound he appears to make
And he never seems to notice.
But the fool on the hill sees the sun going down
And the eyes in his head see the world spinning round.
And nobody seems to like him,
They can tell what he wants to do
And he never shows his feelings.
But the fool on the hill sees the sun going down
And the eyes in his head see the world spinning round.
He never listens to them,
He knows that they’re the fools
They don’t like him. The fool on the hill sees the sun going down
And the eyes in his head see the world spinning round.

martedì 17 aprile 2012

George Harrison- Living in the material world

Le scadenze di questo Aprile si scontrano con il clima freddo e  piovoso che suggerirebbe ritmi compassati e sornioni. Fortunatamente ho sviluppato una certa abilità nell’arte di incastrare gli impegni come fossero tasselli del tetris e per giovedì sera ho ritagliato un angolino tutto per me da dedicare alla visione di “George Harrison – Living in the material world”, il film documentario di Martin Scorsese.
Sinceramente non so cosa aspettarmi, la durata clamorosa di 208 minuti mi spaventa non poco (per carità, ho fatto maratone ben più lunghe, ad esempio con “The Beatles Anthology”, il set di 5 DVD…)  ho paura che stare seduto al cinema per tre ore e mezza possa pregiudicare il livello di attenzione o addirittura favorire un sonnellino. Ho letto qua e là pareri discordanti, diverse critiche sull’opportunità di realizzare un documentario attingendo direttamente    dall’archivio familiare (in genere più mi avvicino alla sfera privata di un artista più viene meno il suo fascino), ma sono decisamente curioso di approfondire la conoscenza del Beatle che insinuandosi di tanto in tanto nel duopolio Lenno-McCartney ha saputo tirar fuori perle come “Something” , “ While my guitar gently weeps”, “Here comes the sun” e “Taxman”.
Giovedì 19 Aprile

lunedì 19 marzo 2012

Boring stories of… glory days



Passata la soglia dei 30 ho notato una certa facilità nel mettere su chili di troppo, soprattutto durante l’inverno. Così ho preso la buona abitudine di correre, in genere da Marzo due o tre volte la settimana vado nella riserva naturale della vicina Abbadia di Fiastra per fare un po’ di movimento. Evidentemente non sono il solo a dover fare i conti con il rallentamento del metabolismo visto che negli ultimi giorni mi è capitato di incontrare (singolarmente) quattro compagni di liceo dediti alla mia stessa attività. In queste occasioni la corsa si  trasforma in passeggiata e si iniziano i classici discorsi sui bei tempi andati, i glory days, per dirla alla Springsteen.I ricordi delle sbronze durante le gite, gli stratagemmi per copiare durante i compiti in classe e le interrogazioni esilaranti sono ancora scolpiti nella nostra memoria, dopo 15 anni dal diploma.
Con alcuni sono un po’ in imbarazzo all’inizio, mi capita di confrontare la strada che hanno fatto loro con quella che ho fatto io e mi vedo molto indietro, perdente; non nel risultato raggiunto, ma nell’impegno profuso nel cercare di raggiungere il risultato. La mia è stata la scelta più facile e scontata di tutte quelle che mi si presentavano davanti, ho percorso una strada già segnata senza dovermi sforzare troppo.
A volte credo che se potessi tornare indietro farei altre scelte; mi metterei di più in gioco, sfruttando di più l’incoscienza tipica dei 18 anni per gettarmi in altre imprese… probabilmente è per questo che ho tutta questa nostalgia per i miei “Glory days”