lunedì 16 gennaio 2012

Tubular bells



Quel motivo ripetuto da tutti gli strumenti che in fila indiana entrano sopra una tappeto di basso dal sapore molto fusion mi ha svegliato presto stamattina.. già, proprio quello di Tubular Bells (lato A) di Mike Oldfield. Lo avevo in testa da ieri sera, mi ha cullato mentre mi assopivo tra le braccia di Morfeo e l’ho ritrovato lì stamattina quando la luce filtrata dalle persiane ha iniziato a colorare la stanza di arancione. Ho rispolverato il cd un paio di giorni fa perché avevo voglia di divertirmi un po’ nel variare la parte iniziale, quella utilizzata dall’esorcista, per intenderci. Invece in testa mi è rimasta la parte conclusiva, quella che mi ha sempre colpito di più. Se solo penso che l’opera è stata concepita e realizzata quasi esclusivamente da una ragazzo di appena vent’anni.. beh, resto senza parole, e provo un po’ di invidia e di tristezza per la mia mediocrità. Suono la chitarra, ma non sono un fenomeno e non mi sento affatto portato, mi interesso di vini ma non sono un sommelier, colleziono cd e vinili, passo ore ad ascoltare musica ma quelle poche cose che ho scritto al riguardo fanno pena, gironzolo in macchina per cercare panorami degni di essere immortalati con la macchina fotografica, ma i risultati non hanno mai niente di speciale, lavoro il legno da anni ma non posso definirmi falegname, costruisco chitarre ma non ho mai raggiunto la perfezione che vorrei… potrei andare avanti all’infinito!!

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